La responsabilità internazionale e una prospettiva di interventi internazionali a breve e lungo termine sono necessari per mantenere il funzionamento dell’UNRWA e garantire i diritti fondamentali dei rifugiati palestinesi
pubblicato da Palestinian Human Rights Organizations Council
Noi, i sottoscritti membri del Palestinian Human Rights Organizations Council (PHROC), sollecitati dalla attuale crisi di finanziamento a cui deve far fronte l’ United Nations Relief and Works Agency (UNRWA), cogliamo questa occasione per dichiarare la nostra grave preoccupazione collettiva per questi sviluppi profondamente preoccupanti e per fare appello ad una immediata introduzione di misure eque ed efficaci e ad una urgente riflessione sull’approccio usato dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale circa la protezione dei rifugiati palestinesi; una comunità che ammonta attualmente a oltre 7 milioni di persone.
Il cronico deficit di fondi nel bilancio dell’UNRWA necessario per condurre i suoi programmi fondamentali, ammonta attualmente a US $101 milioni (questa quantità non include il budget richiesto per programmi supplementari e progetti dell’ UNRWA). Questo ha comportato, tra l’altro, il rinvio dell’anno accademico per mezzo milione di studenti palestinesi in medio oriente, e tra loro 320000 studenti nei territori occupati palestinesi e la possibile messa in atto di ferie obbligatorie non pagate per circa 23000 dipendenti (60% dei quali sono nei TOP). Senza pregiudizio per i diritti e le richieste dei dipendenti dell’UNRWA, è totalmente ingiusto per i rifugiati dove sopportare il peso delle conseguenze della crisi finanziaria dell’UNRWA, l’accesso alla istruzione non è solo un diritto umano fondamentale ma una struttura essenziale per una società sana, stabile e funzionante. Fornire istruzione, perciò, non ha minore importanza di altri servizi umanitari essenziali, e il rinvio dell’anno accademico rappresenta una tragedia individuale per gli studenti ma anche una forma indiretta di punizione per il popolo palestinese. E da questo punto di vista, la messa in atto di una tale misura amministrativa emergenziale da parte dell’UNRWA rappresenta una infrazione dei diritti umani dei rifugiati e una chiara deviazione dal mandato UNRWA.
Inoltre, questo vuoto finanziario farà ulteriore pressione sugli Stati ospitanti che operano essi stessi a pieno ritmo, soffrendo di un cronico sottofinanziamento nella protezione dei rifugiati. E questo non solo danneggia i rifugiati in pratica, ma crea anche un pericoloso precedente politico, se l’UNRWA può gradualmente disinvestire le proprie responsabilità nei confronti di coloro per i quali ha il mandato di fornire servizi.
In realtà questo mandato nella sua forma presente è già più stretto nella sua interpretazione di “protezione” di quanto non lo sia il diritto internazionale. Quindi, deve anche essere sottolineato che la protezione internazionale dovrebbe essere considerata inclusiva della protezione fisica (che è il punto riguardante la sicurezza), della protezione legale (garantendo i diritti umani fondamentali, inclusa l’attribuzione di responsabilità e la non ripetizione di crimini internazionali particolarmente, nel caso palestinese, quelli del trasferimento e della deportazione forzata) e l’assitenza umanitaria (incluso fornire soccorso, rifugi, cura della salute e istruzione essenziale).
Nonostante l’interpretazione restrittiva del mandato, tuttavia, l’importanza dell’UNRWA per i rifugiati palestinesi non va sottostimata. In una ricerca sul campo condotta da BADIL (Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights) nel 2015 in Cisgiordania, Gaza, Giordania e Libano, la scarsità o assenza di assistenza umanitaria è stata identificata come la lacuna maggiormente influente sulla protezione, mentre l’89% degli intervistati nelle quattro regioni hanno dichiarato che questa lacuna ha un impatto significativo sulla stabilità del medio oriente in generale. Il ruolo di direzione dell’UNRWA nel colmare questa lacuna è pertanto di estrema importanza mentre la consapevolezza dell’agenzia tra i rifugiati palestinesi è molto diffusa. Inoltre la percezione dell’efficacia dell’UNRWA nell’affrontare questa lacuna nell’assistenza umanitaria è particolarmente alta in particolare tra coloro che sono a Gaza e nella Cisgiordania.
Coerentemente, è indispensabile come inizio che l’UNWRA compia il suo mandato per tutto ciò che riguarda i rifugiati palestinesi. E per questo è responsabilità delle Nazioni Unite e degli stati terzi di far sì che l’UNWRA possa fornire i servizi essenziali e non che questi debbano essere dati dagli stati ospiti o dagli stessi rifugiati.
I membri del PHROC ripetono quindi che è molto importante che l’UNWRA sia adeguatamente finanziata per poter compiere il suo mandato essenziale e che sia evitato un sovraccarico ai governi nazionali. Ne consegue quindi che questa crisi nei finanziamenti che è il risultato della mancanza di contributi volontari da parte degli stati membri, insieme all’aumento della popolazione di rifugiati palestinesi, a un peggioramento del livello di povertà di questa popolazione e all’assenza di protezione internazionale a cui i rifugiati palestinesi avrebbero diritto, debba essere trattata come la priorità assoluta sia dall’assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) che dalla Segretaria Generale.
Infatti, gli sviluppi recenti mettono in luce che la presente crisi va molto al di là del problema dei flussi di denaro e mette in luce invece un approccio alla protezione dei rifugiati palestinesi che è assolutamente insostenibile.
Il problema pressante non deve essere assolutamente quello di come affrontare l’aumento costante di domanda per i servizi essenziali, ma piuttosto quello di come fare a ridurre la domanda. Questo necessita l’implementazione di una soluzione duratura per più di 7.000.000 di rifugiati palestinesi in accordo alle leggi internazionali e alla risoluzione UNGA 194 del 1948 e a quella 237 del 1967 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La riduzione della domanda include necessariamente l’affrontare il problema delle dislocazioni secondarie dai paesi ospiti che, come si è visto in Siria e nella Striscia di Gaza, generano sofferenze di massa e procurano una perdita costante delle risorse umanitarie già scarse.
Da questo punto di vista i rifugiati palestinesi sono diventati le vittime di una miopia collettiva, che si manifesta in un approccio protettivo che si concentra nell’affrontare i sintomi sempre peggiori a spese di qualsiasi azione concertata indirizzata alle cause che stanno all’origine della dislocazione o che facilitino un buona, giusta e duratura soluzione di questa crisi dei rifugiati enormemente prolungata. Una soluzione di questo tipo richiede l’unione di risposte umanitarie e legali, insieme ad un completo appoggio politico.
Questa necessità era stata riconosciuta dall’UNGA subito dopo la Nakba del 1948, ed è riflessa nella decisione dell’Assemblea che stabili’ di istituire una struttura complementare, o regime speciale delle Nazioni Unite, consistente nella Commissione di Conciliazione delle Nazioni Unite per la Palestina (UNCCP), l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) e l’UNWRA, per assicurare protezione ai rifugiati palestinesi.
Questo regime è stato fatto fallire dalla comunità internazionale prima per mancanza di supporto significativo all’UNCCP e al suo mandato di perseguire una soluzione politica alla crisi dei rifugiati politici palestinesi ma più recentemente per una mancanza collettiva nell’assicurare una corretta e consistente applicazione dell’articolo 1 (D) dei risultati della riunione sui rifugiati del 1951 nei tribunali dei singoli stati e per la cronica mancanza di sufficienti fondi dati all’UNWRA.
Quello che si richiede è una giusta e duratura soluzione che identifichi e indirizzi i fattori causali, mettendo in evidenza sia la continua dislocazione dei palestinesi che il peggioramento degli standard di vita a cui è soggetta questa popolazione e che veda i diritti inalienabili dei rifugiati palestinesi non solo riconosciuti a parole, ma messi in atto
Questo evidentemente non può che essere ottenuto attraverso la presenza di una agenzia pienamente funzionante e sostenuta dedicata a ricercare una tale soluzione. Quindi c’è una chiara e pressante necessità o di far rivivere l’UNCCP o di estendere l’attuale mandato dell’UNRWA. La recente ricerca di Badil rivela che quest’ultima opzione gode di maggior sostegno tra i rifugiati palestinesi in particolare in Cisgiordania. Fino alla realizzazione di questa soluzione il ruolo dell’UNRWA nel fornire servizi chiave ai rifugiati palestinesi rimane assolutamente essenziale,and è un ruolo che richiede immediati ed adeguati fondi. Mentre continua la crisi continua la quantità di disagi a cui devono far fronte i rifugiati palestinesi.
Perciò i componenti del PHROC chiedono che:
1.Il Commissario Generale dell’UNRWA riconsideri l’attuale focus dell’agenzia di mettere in atto misure di emergenza e taglio a servizi essenziali, e invece concentri l’attenzione nell’identificare fonti a lungo termine di finanziamento per far fronte a questo deficit.
2. Mr. Ban Ki-moon, come Segretario generale delle Nazioni Unite e Presidente del board del Comitato di coordinamento del sistema delle Nazioni Unite (CEB) (il capo esecutivo di tutti i fondi, programmi ed agenzie specializzate delle Nazioni Unite) esplori tutte le misure disponibili, inclusa la riallocazione di parte del bilancio generale delle Nazioni Unite, per rivolgerla al deficit del finanziamento UNRWA consentendo in tal modo all’agenzia di esplicare il suo mandato;
3. L’ UNHCR assuma come una priorità assoluta riempire il vuoto di protezione legale del quale i rifugiati palestinesi soffrono da molto tempo;
4. L’ Assemblea generale (UNGA) e il Segretario generale valutino la presentazione di una risoluzione rivolta a garantire per l’UNRWA risorse economiche sufficienti e stabili per poter assolvere al suo mandato. A questo scopo vanno presi in considerazione la costante crescita della popolazione dei rifugiati palestinesi ed una estensione del mandato dell’UNRWA.;
5. Il Presidente, Mahmoud Abbas – attraverso la Lega Araba, l’Organizzazione della Conferenza islamica e gli Stati non allineati – scriva e proponga alla Assemblea generale una decisione secondo la quale i contributi per il finanziamento dell’Unrwa siano un obbligo per gli stati terzi. Così facendo, il budget dell’UNRWA diventerà sia sicuro che sostenibile, analogamente ad altre agenzie specializzate, anziché essere dipendente da contributi e sussidi volontari come lo è attualmente per il 97%.